Bonanno, 2008
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Il secondo rapporto del Centro di Ricerca LaPoss costituisce l’opportunità per presentare i risultati del percorso compiuto nel corso di questo triennio e per offrire ai suoi interlocutori, ma anche a chi vi svolge le proprie attività, elementi per riflettere sull’attualità delle sfide che alcuni docenti, studiosi e ricercatori dell’Ateneo di Catania hanno inteso affrontare con la sua istituzione. Il LaPoss nasce durante il lavoro di attuazione della riforma didattica delle Università che ha imposto e impone radicali cambiamenti nel modo di intendere i rapporti tra Università e territorio, tra Università e istituzioni e tra Università e chi vi lavora o vi studia. Da questi cambiamenti e dal modo in cui vengono realizzati finisce per dipendere il contenuto concreto dell’autonomia, in un processo di graduale e progressiva costituzione di questa autonomia, non più intesa come una condizione data dell’Università. La riforma, infatti, è l’occasione e lo strumento per interpretare un insieme di mutamenti imposti dalla crescita del paese, dallo sviluppo delle conoscenze e dal consolidarsi dell’Unione Europea. Essa non dice “cosa” fare per interpretare questi cambiamenti, quale debba essere il ruolo dell’Università nel futuro ed il compito di chi vi svolge la propria attività di ricerca e di didattica. Si tratta di contenuti che non possono essere imposti con provvedimenti normativi, rappresentano piuttosto l’esito di processi sociali e culturali “reali” nei quali si ridefiniscono pratiche, ruoli, responsabilità, identità. La riforma, così, ha predisposto alcuni strumenti per definire “come” attivare questi processi, come consolidarli, renderli valutabili e migliorabili. Al LaPoss, nelle attività intraprese e realizzate nel corso di questi anni, attuare la riforma ha significato ”reinventare” l’autonomia, scoprirne vincoli ed opportunità, responsabilità e sostenibilità. Molto presto, infatti, ci si è resi conto che non si dovevano tanto mutare i temi della ricerca nella quale si era impegnati, né i contenuti della didattica, e neppure si trattava di riproporsi al territorio come una ennesima occasione di consulenza “esperta”; si doveva piuttosto mutare il modo di pensare ciascuna di queste dimensioni della propria attività. Esse andavano ripensate come attività che avrebbero potuto chiedere autonomia solo se fossero state reciprocamente riferite, in modo esplicito, continuato e valutabile; solo se si fosse stati in grado di sviluppare una didattica che nell’offerta di conoscenze e servizi al territorio trovasse occasioni di crescita e di sperimentazione per gli studenti; se si fosse stati in grado di tradurre i propri interessi di ricerca in modi intellegibili dal contesto sociale e culturale al quale si rivolgevano; se si fosse stati in grado di far partecipare a queste attività i giovani in formazione; se le domande che venivano dal territorio si fossero tradotte in occasioni di didattica e di ricerca istituzionalizzate piuttosto che affidate ai singoli docenti. Le aree di attività che il Laboratorio ha privilegiato in questi anni sono: la programmazione e la progettazione di politiche pubbliche, con particolare riferimento alle politiche sociali, territoriali e sanitarie; il monitoraggio e la valutazione di programmi e progetti comunitari, nazionali, regionali e locali; i processi di apprendimento e di riflessività istituzionale che stanno innovando i rapporti tra le istituzioni e tra queste e le persone. Su ciascuna di queste aree ricerca, didattica e sperimentazione di servizi, si sono elaborate modalità di coordinamento, in grado di costituire quel nesso che concretizza l’autonomia universitaria. Ed è stata la fatica principale: fare ricerca in modo da potersi intendere con interlocutori per niente avvezzi alle pratiche del controllo degli enunciati, o fare didattica attraverso esperienze di sperimentazione di attività di servizi inediti o, ancora, dismettere i panni dei consulenti esperti per animare una riflessione metodologica sulla progettazione ed il coinvolgimento partecipe di chi quel progetto deve realizzarlo, come pure offrire della valutazione una esperienza che conduca valutati e studenti a riproporre, migliorate, le pratiche progettate. In questo continuo rinvio si può forse cogliere il carattere innovativo delle soluzioni di volta in volta prospettate. Per queste ragioni, il Laboratorio ha potuto costituire, a certe condizioni e con limiti che si vanno precisando, un luogo neutrale rispetto alle logiche specifiche dei problemi, delle organizzazioni, delle amministrazioni con cui ha lavorato. Il suo interesse specifico sta proprio in questo continuo rinvio tra una dimensione ed un’altra della medesima attività; un interesse volto a metodologizzare questo rinvio, a costruire strumenti per riflettervi sopra e farlo diventare nel tempo metodo di lavoro innovativo per ciascuna delle dimensioni dell’autonomia. Con questo obiettivo il LaPoss si è potuto rivolgere alle istituzioni ed alle associazioni di volta in volta interessate da un particolare problema più o meno direttamente legato a specifiche politiche pubbliche o questioni che si stavano studiando. Con l’impegno di non lasciarsi totalmente assorbire dall’una o dall’altra delle attività ha costituito tavoli di programmazione e di progettazione, ha partecipato a iniziative di programmazione e di progettazione che altre istituzioni avviavano, ha proposto modalità innovative per affrontare problemi comuni ma non necessariamente condivisi. I limiti ed i risultati del lavoro compiuto si spiegano a partire da questa condizione e da questo obiettivo di lavoro. Vi sono state istituzioni, associazioni, organizzazioni che hanno condiviso la prospettiva e costruito in modo partecipato un percorso di progettazione e di attività che ha messo tutti in condizione di valutarne limiti e risultati, innovazione o verifica di modalità operative consolidate; vi sono state situazioni invece nelle quali le logiche di funzionamento specifico dell’organizzazione o dell’ente hanno prevalso, ed allora il partecipare è risultato strumentale al raggiungimento del risultato immediato dell’attività, oppure la sperimentazione di quanto progettato si è arenata. Questo secondo Rapporto raccoglie le attività realizzate nell’arco del triennio 2006/2008 ed offre una presentazione schematica delle attività realizzate. Tutti i progetti già conclusi o ancora in cantiere sono stati descritti attraverso una medesima scheda sintetica che permette di individuarne le principali caratteristiche. Ogni singola scheda, tradotta anche in inglese, è così strutturata: titolo del progetto, obiettivi, descrizione, attività, output prodotti, considerazioni, partenariato e tempi di realizzazione.